IL LIBRO

IL LIBRO
DELLA FILOSOFIA E DEI GATTI - SGARBI F. (MURSIA)

mercoledì 25 febbraio 2009

LO SCIMPANZE' KILLER (Rosa Luxemburg e la compassione)


Il 17 Febbraio, in America, uno scimpanzè è stato ucciso dalla polizia. Motivo: aveva aggredito un'amica della proprietaria.

Tutti stupiti...parlano di raptus.

Raptus???

L'animale, dicono - " mangiava a tavola e faceva zapping", era una star di spot pubblicitari.

E vi sembra strano che abbia avuto un raptus?

Un animale nato per stare - come tutti quelli viventi - con i propri simili, secondo leggi che, forse, noi umani in parte ignoriamo, sugli alberi, con un' esistenza scandita dalla luce del sole e non dalla tv, lo facciamo diventare una star della pubblicità e, quando gli va giù la catena perchè, esaperato, reagisce, gli spariamo.

Perfetto. E definiamoci, pure, civili...

Questo valga per quel povero elefante che in Asia, due anni fa, fuggì da un circo in cui lo seviziavano e per tutti quegli animali e persone che, dopo un raptus, vengono "GIUSTIZIATI".

Dove sarà, poi, la giustizia nel fare del male a qualcuno a cui si è fatto del male, pretendendo che male non facesse...

LA BUTTO LI'...e se cominciassimo a fare più caso alla sofferenza?

Avere (più) compassione, non nel senso di condividere la sofferenza ma di osservarla, capirla, anzichè evitare di considerarla.

Perchè tanto, non considerarla non vuol dire non provarla...

Farla provare agli altri significa, forse, solo sfogarsi di tale sofferenza...non sarebbe meglio liberarsene?


"Qualche giorno fa arrivò dunque un carro pieno di sacchi, accatastati a una tale altezza che i bufali non riuscivano a varcare la soglia della porta carraia. Il soldato che li accompagnava, un tipo brutale, prese allora a batterli con il grosso manico della frusta in modo così violento che la guardiana, indignata, lo investì chiedendogli se non avesse un po’ di compassione per gli animali. «Neanche per noi uomini c’è compassione» rispose quello con un sorriso maligno e battè ancora più forte... "

Rosa Luxemburg - Un pò di compassione



lunedì 23 febbraio 2009


"Il Libro dei Libri inizia con un uomo ed una donna in paradiso
e finisce con l'Apocalisse"

O. Wilde

martedì 17 febbraio 2009

CANCELLARE I BRUTTI RICORDI? (AGOSTINO E LA MEMORIA)


Ieri, al tg, hanno parlato di una pillola che cancella i brutti ricordi.

Come tutte le questioni che riguardano l'essere - e credo che questa lo sia - merita una profonda riflessione.

Probabilmente, in casi estremi - come quelli in cui i ricordi hanno a che fare con brutali violenze - potrebbe avere un senso.

Tuttavia, credo che Freud avesse ragione... se anche dimentichiamo le cose (e possediamo già un meccanismo naturale che provvede a cancellare l'evento se insopportabile: si chiama rimozione... non serve, dunque, un farmaco), esso persiste comunque dentro di noi: ci scolpisce, ci delinea.
Tornerà sempre e comunque se non viene affrontato.
Pertanto...

"Grande è questa facoltà della memoria, molto grande, o mio Dio, un santuario vasto e infinito. Chi mai ha potuto toccarne il fondo? Eppure è una facoltà del mio spirito e appartiene alla mia natura. Allora io non posso comprendere tutto ciò che sono. Lo spirito è dunque troppo angusto per comprendere sé stesso? Ed in questo caso, dove fluisce quella parte di sé che non può contenere? Fuori di sé, anziché in sé? Certo che no. Come fa allora a non comprenderla? A questo punto sono pieno di meraviglia e lo stupore m’invade.(...) Eppure, il mio sguardo non le ha inghiottite, quando le ho viste con i miei occhi; né sono le cose stesse che io ritrovo in me, bensì le loro immagini; e di ciascuna conosco l’origine e il senso del corpo che l’ha impressa in me. "
(Sant’Agostino, Confessioni, X, VIII, in Soliloqui e Confessioni, a cura di A. Moda, U.T.E.T., Torino, 1997, p. 560)

lunedì 16 febbraio 2009

HAEC ORNAMENTA MEA

Non ho scritto prima di una persona tanto importante che è stata trattata come un caso di cronaca eclatante di cui parlare e su cui disputare circa l' opportunità di togliere o meno la vita, nè di violenze inenarrabili perpetrate su ragazzine.
Come riassumere trilioni di considerazioni in un piccolo post e come trovare un'unica soluzione a problemi e drammi personali che travolgono le vite di così tante persone?
Continuerò a non scrivere di tutto questo.
Ma ho un invito da estendere.
Ho letto di uno spettacolo messo in scena, in questi giorni, il cui titolo, tradotto, è Il pianeta blu.
Ha come scopo quello di rievocare, in guisa ambientalista, il biblico (e non solo) racconto del diluvio universale.
Mentre leggevo di questo, mi si è avvitata nella testa un'idea suggerita dalla metafora dell'arca di Noè. Metafora divina e umana insieme.
Il grande eroe biblico, in sostanza, ha fatto tutto quello che poteva per salvare il salvabile: si è cioè reso disponibile, si è prodigato, si è consumato per offrire tutto il supporto concessogli da se stesso (e dalla divinità) in una situazione difficile al fine di creare un domani migliore.
Ecco l'invito che vi estendo: in tutto questo vorticare di eventi negativi, lividi, cupi, prodigatevi anche voi.
Se le cose che accadono vi fanno arrabbiare, denunciatelo e non mi riferisco solo alla polizia: fatelo con tutti i mezzi che l'oggi vi offre.
Cercate quelli che la pensano come voi: che sia contro lo stupro, contro le botte che prendete a scuola, l'infelicità della vita, gli animali che muoiono nei viaggi verso i macelli o nei negozi...
E con altrettanta forza, proponete: un'idea, un consiglio, una soluzione.
Non importa cosa sia: qualsiasi causa, se ci tenete, è importante.
Quindi, preparate la vostra arca e organizzate il viaggio.
Perchè? qualcuno potrebbe chiedermi...
Perchè in questo diluvio, ci siete anche voi.

domenica 15 febbraio 2009

UN VERO SAN VALENTINO D'AMORE...CHE NON DURA UN GIORNO E TRASCENDE L'UMANO

Ecco un bel modo di festeggiare San Valentino,

che non spreca soldi e celebra l'amore non per un solo giorno.

Uno sporco traffico di cuccioli venuti dall'est europeo, scoperto la scorsa settimana, ha consegnato alla giustizia 105 cuccioli.

105 cuccioli che, nel week-end dell'Amore, sono stati dati in adozione a braccia amorevoli.

Buon Amore a tutti, dunque! Umani e non.

venerdì 13 febbraio 2009

SCHWEITZER E LA VITA


Mi è capitata una cosa bizzarra.
Stavo passeggiando con il mio cane quando, d'un tratto, una signora, dal viso sorridente e morbido, mi ferma, scaricandomi addosso la frase: "Uhhh... che bel pelo. Che pelliccia: è perfetta per farsi un collo da cappotto".
Ce l'aveva col cane, ovviamente.
Poi, si è allontanata, lasciandomi nella perplessità.
Ma, allora, c'è davvero una gerarchia che sancisce una superiorità dell'avere rispetto all'essere.
Cioè siamo al punto che, anche avendo davanti agli occhi l'animale vivo e respirante, c'è chi pensa al collo per il cappotto.
S'è mai visto che uno ti ferma per strada e ti dice, senza nemmeno conoscerti:"Ehi, che bella pelle che hai: vorrei proprio farci un paio di guanti!"
E se considerassimo le cose dal punto di vista del cane???
Ve lo ricordate Il pianeta delle scimmie?
Mah.. vi lascio con L'albero della vita di Klimt e una massima del grande Schweitzer:
"Lo spirito dell'uomo non è morto. Continua a vivere in segreto... E' giunto a credere che la compassione, sulla quale si devono basare tutte le filosofie morali, può raggiungere la massima estensione e profondità solo se riguarda tutti gli esseri viventi e non solo gli esseri umani".

mercoledì 11 febbraio 2009

ERASMO E LA FOLLIA

"Come non c’è stoltezza maggiore di una saggezza inopportuna, così non c’è maggior imprudenza di una prudenza distruttrice."
Erasmo, Elogio della Follia, trad. it. di T. Fiore, Einaudi, Torino 1964, pp. 44-47.

venerdì 6 febbraio 2009

BASAGLIA E LA CIVILTA'


G. Bezzuoli, Follia che guida il carro d'Amore

"La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d'essere".
Franco BASAGLIA, psichiatra, promotore della Legge 180/78 che sancì la chiusura dei manicomi, regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio e determinò la creazione i servizi di igiene mentale pubblici.

A Ludovico Ariosto dobbiamo una delle più intense e ricche descrizioni letterarie della Follia: la Follia d'Amore.

Orlando, protagonista dello scritto, impavido, irreprensibile e primo cavaliere della stimata corte di Francia, nonchè nipote del grande Carlo Magno, perde il lume della ragione per una donna... Angelica.

Si deve, tuttavia, sottolineare che l'elemento scatenante della follia d'Orlando è la gelosia: egli non sopporta che la "sua" Angelica possa essere posseduta da qualcuno che non sia lui.

L'equilibrio di Orlando si spezza quando legge:

"108- Liete piante, verdi erbe, limpide acque,

spelunca opaca e di fredde ombre grata,

dove la bella Angelica che nacque

di Galafron, da molti invano amata,

spesso ne le mie braccia nuda giacque;

de la commodità che qui m'è data,

io povero Medor ricompensarvi

d'altro non posso, che d'ognor lodarvi".

Angelica, in realtà, non ha mai corrisposto Orlando e per tutta l'opera lo rifugge. Finirà con l'innamorarsi di un fante. Quel Medoro che, nella caverna, scrive - come appena citato - di aver posseduto la bella principessa del Catai.

Quella descritta da Ariosto è una follia distruttiva, è vero.

Orlando folle sradica alberi, si strappa i vestiti, urla e vaga, incapace di accettare la scelta di Angelica.

Ma, come tutte le follie, anche quella di Orlando deriva dalla rabbia... e, infatti, il saggio Ludovico, intitolò l'opera Orlando furioso.

" Pel bosco errò tutta la notte il conte;

e allo spuntar de la diurna fiamma

lo tornò il suo destin sopra la fonte

dove Medoro isculse l'epigramma.

Veder l'ingiuria sua scritta nel monte

l'accese sì, ch'in lui non restò dramma

che non fosse odio, rabbia, ira e furore;

né più indugiò, che trasse il brando fuore.

Tagliò lo scritto e 'l sasso, e sin al cielo

a volo alzar fe' le minute schegge.

Infelice quell'antro, ed ogni stelo

in cui Medoro e Angelica si legge!

Così restar quel dì, ch'ombra né gielo

a pastor mai non daran più, né a gregge:

e quella fonte, già si chiara e pura,

da cotanta ira fu poco sicura;"

Orlando Furioso, 23, 129-130

giovedì 5 febbraio 2009

FREUD E LA PSICHE

I CAPISALDI DELLA PSICANALISI

"Vi sono moltissime manifestazioni mimiche e linguistiche, nonché formazioni concettuali – tanto in persone normali quanto in malate – che sinora non sono state oggetto della psicologia, perché in esse non si vedeva altro che il risultato di un disturbo organico oppure di un’abnorme caduta di funzione dell’apparato psichico. Intendo dire gli atti mancati (i lapsus verbali e di scrittura, le dimenticanze, ecc. ), le azioni casuali e i sogni, in persone normali; gli accessi convulsivi, i deliri, le visioni, le idee ossessive e le azioni ossessive, in persone nevrotiche. Si assegnavano questi fenomeni – nella misura in cui non erano rimasti del tutto inosservati, come gli atti mancati – alla patologia, e ci si sforzava di darne spiegazioni fisiologiche, che non sono però mai arrivate a soddisfare. Invece la psicoanalisi è riuscita a dimostrare che tutti questi fatti possono diventare comprensibili attraverso supposizioni di natura puramente psicologica ed essere inseriti nel contesto degli avvenimenti psichici che conosciamo. [...] "
(S. Freud, L’interesse per la psicanalisi, in Psicanalisi. Esposizioni divulgative, Boringhieri, Torino, 1963, p. 78 )
UN CASO DI LAPSUS
[...] Lei si è servito magnificamente del miracolo di san Gennaro per alludere ai periodi della donna.
— Senza esserne consapevole. E Lei crede davvero che per questa ansiosa attesa io non abbia saputo riprodurre la paroletta aliquis?
— A me sembra fuori dubbio. Si ricordi dunque della Sua scomposizione in a-liquis e delle associazioni: reliquie, liquidazione, fluidità. E' proprio necessario che io introduca nella connessione anche san Simonino, che le venne in mente dopo le reliquie e che fu sacrificato bambino?
—E' meglio che non lo faccia. Spero che Lei non prenda sul serio questi pensieri, posto che io li abbia veramente avuti. In compenso le confesserò che la signora è italiana, in compagnia della quale ho visitato anche Napoli. Ma tutto questo non può essere un puro caso?
— Lascio giudicare a Lei se può spiegare tutte queste connessioni ricorrendo al caso. Io le posso dire, comunque, che tutti i fatti analoghi, se vorrà analizzarli, la porteranno a "casi fortuiti" altrettanto strani.
(S. Freud, Psicopatologia della vita quotidiana, in Opere, Torino, Bollati-Boringhieri, 1967, vol. VIII, pp. 64-66)

mercoledì 4 febbraio 2009

SENECA E LA VITA


"La vita è lunga abbastanza e ci è stata data con larghezza per la realizzazione delle più grandi imprese, se fosse impiegata tutta con diligenza; ma quando essa trascorre nello spreco e nell'indifferenza, quando non viene spesa per nulla di buono, spinti alla fine dall'estrema necessità, ci accorgiamo che essa è passata e non ci siamo accorti del suo trascorrere. È così: non riceviamo una vita breve, ma l'abbiamo resa noi, e non siamo poveri di essa, ma prodighi. Come sontuose e regali ricchezze, quando siano giunte ad un cattivo padrone, vengono dissipate in un attimo, ma, benché modeste, se vengono affidate ad un buon custode, si incrementano con l'investimento, così la nostra vita molto si estende per chi sa bene gestirla."
Seneca - De brevitate vitae

martedì 3 febbraio 2009

PITAGORA E LA CARNE

Pitagora, mente illuminata e geniale, invitava a non mangiare carne.
Dopo 2500 anni circa, le riviste scientifiche più accreditate (fra cui Nature) e i grandi centri di studio sull' alimentazione come l'Organizzazione Mondiale della Sanità ( World Health Organization o il World Cancer) o il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro avvertono: il mangiare carne è connesso con malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete e cancro. (fonte http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Terapia-verde/1296131//0)

In più, se avete lo stomaco, guardate cosa implica, sul piano etico, l'essere carnivori... http://www.lav.it/index.php?id=178

Che avesse ragione Pitagora?
Chissà... intanto, di lui, ancora parliamo...

"Amici miei, evitate di corrompere il vostro corpo con cibi impuri; ci sono campi di frumento, mele così abbondanti da piegare i rami degli alberi, uva che riempie le vigne, erbe gustose e verdure da cuocere; ci sono il latte e il miele odoroso di timo; la terra offre una grande quantità di ricchezze, di alimenti puri, che non provocano spargimento di sangue nè morte. Solo gli animali soddisfano la loro fame con la carne, e neppure tutti: infatti cavalli, bovini e ovini si nutrono di erba".
Pitagora

lunedì 2 febbraio 2009

PLATONE - L'AMANTE E L'AMATO


"Poiché, dunque, è figlio di Poro e di Penìa, ad Amore è toccata la sorte seguente. In primo luogo è sempre povero e ben lontano dall’essere delicato e bello, come credono i più, anzi è duro e lercio e scalzo e senza tetto, abituato a coricarsi in terra e senza coperte, dormendo all’aperto sulle porte e per le strade e, avendo la natura di sua madre, è sempre di casa col bisogno. Per parte di padre, invece, è insidiatore dei belli e dei buoni, coraggioso, audace e teso, cacciatore terribile, sempre a tramare stratagemmi, avido di intelligenza e ingegnoso, dedito a filosofare per tutta la vita, terribile stregone, fattucchiere e sofista. E per natura non è né immortale né mortale, ma ora fiorisce e vive nello stesso giorno, quando gli va in porto, ora invece muore e poi rinasce nuovamente in virtù della natura del padre. E infatti l’oggetto dell’amore è ciò che è realmente bello, grazioso, perfetto e invidiabilmente beato, mentre l’amante ha un altro aspetto, quale quello che ho esposto."


(Platone, Simposio, 203b-204a, U.T.E.T., Torino, 1981, p. 124-126)

domenica 1 febbraio 2009

CORRIDA E...SESSUALITA' AMBIGUA


Pochi giorni fa, è apparso un articolo che parlava di un fenomeno strano...la "nascita" di una star dell'Arena: un baby-torero.

Si elencavano le sue imprese di matador...o meglio di mata vitelli, perchè, praticamente, tali erano.


Ebbene, alcuni psicologi si sono interessati alla figura del torero.

In alcuni paesi latini, specie in Spagna, essa è circondata di erotismo.


Beh, il risultato di questi studi è che, essendo il toro il simbolo della virile animalità, se ne deduce che i toreri, agitando drappi rossi - come le sottane tipiche dei vestiti femminili spagnoli - per eccitare il toro, potrebbero avere una sessualità dubbia o contrastata.
Così dicasi per talune categorie di spettatori...


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E, intanto, leggetevi questo articolo...
"A las cinco de la tarde, nel caldo umido dell’arena di Merida, Yucatan, sud est del Messico, è scomparso un bambino. La faccia ha un nome e una scheda. Michel Lagravere Peniche, detto Michelito, 11 anni, torero. Anzi Novillero, novizio della morte, serial killer di tori. I capelli pettinati da bravo bambino, è poco più alto del toro e più piccolo dei suoi undici anni, lo sfida in ginocchio, gli balla intorno, sempre più vicino, non ha pietà quando deve infilargli la lama tra gli occhi, insensibile a quello sguardo. Ha ucciso sei tori, piccoli come lui, poco più che vitelli, forse pensavano che giocasse. Morbido e disinvolto, indifeso e spavaldo, abbraccia la muleta come fosse una chica, tiene a bada la paura con la spada. Li ha visti traballare sulle gambe, schiantarsi come fulminati, li ha guardati morire, occhi negli occhi, per poi esultare come un bimbo al gol di Raul. Un macello e una danza. Il papà lo bacia sulla testa. Coreografia studiata, movimenti al millimetro. Non c'è passione, né furore. Questa è una storia di ghiaccio.
Il mondo dei grandi non conosce la pietà e lui lo abita con disinvoltura feroce e infantile. Sono anni che uccide tori, taglia orecchie, mozza code. In quasi quattromila lo hanno portato in trionfo: «Sono felice, sono stato grande». Sembra cappuccetto rosso ma è il lupo. Michelito fa il torero dalla prima elementare, ha un fratello Andresito, due anni di meno, uguale identico, «segue i corsi della scuola taurina e vive la sua passione che è quella della sua famiglia», spiega papà che si chiama come il figlio e faceva il torero pure lui. Non ha mai avuto incidenti gravi: solo una volta è inciampato e le corna del toro lo hanno sfiorato di un soffio. Si è alzato singhiozzando, uno sfregio sulla gamba, poi ha voluto finire il nemico di persona. «Chi sa fare davvero questo mestiere non ha paura». Tenero e spaventoso.
In Spagna sono banditi, in Messico eroi. Portano gente nelle arene ora che nelle arene non va più nessuno. La paura fa audience, soprattutto se c’è di mezzo un bambino, anche se c’è abbastanza sangue in giro per il mondo e bambini ammazzati. Un toro è un assassino a cinque anni, prima è solo una bestia pericolosa. Ai bambini come Michelito ne fanno sfidare al massimo uno di tre, ma per combattere a Merida c’è voluta l’autorizzazione della magistratura. Toreri bambini come Juan Pedro Galan che a nove anni, inizio anni Ottanta, era già famoso come Beckham, o Jairo Miguel, 14 anni, che fu infilzato a un polmone da Hidrocalido, 400 chili di toro, le corna a un soffio dal cuore. «Sto morendo, papà, sto morendo», ma tornò subito nell’arena, anche se gli animalisti gli gridavano assassino. In convalescenza guardava i cartoni animati. E poi Julian Lopez Escobar, detto El July, il Mozart della corrida che a sedici anni appena compiuti era già il torero più pagato della storia, trenta miliardi in un anno, lo chiamavano maestro, e che adesso a ventisei, dopo duemila tori fatti a pezzi e ottocento corride, è il boy più sexy di Spagna, spietato, bellissimo con gli occhi verdi e lo sguardo di un iceberg. Plateale, eccessivo, la prima muleta la fece volteggiare il giorno della prima comunione e la scuola non l’ha mai finita: «Non leggo, non mi interesso di politica. Ma libri e politica non sono tutta la vita. In Spagna i tori fanno parte della cultura più di tanti libri». Da Il Giornale