
mercoledì 25 febbraio 2009
LO SCIMPANZE' KILLER (Rosa Luxemburg e la compassione)

martedì 17 febbraio 2009
CANCELLARE I BRUTTI RICORDI? (AGOSTINO E LA MEMORIA)

Ieri, al tg, hanno parlato di una pillola che cancella i brutti ricordi.
(Sant’Agostino, Confessioni, X, VIII, in Soliloqui e Confessioni, a cura di A. Moda, U.T.E.T., Torino, 1997, p. 560)
lunedì 16 febbraio 2009
HAEC ORNAMENTA MEA

domenica 15 febbraio 2009
UN VERO SAN VALENTINO D'AMORE...CHE NON DURA UN GIORNO E TRASCENDE L'UMANO

venerdì 13 febbraio 2009
SCHWEITZER E LA VITA

mercoledì 11 febbraio 2009
ERASMO E LA FOLLIA
venerdì 6 febbraio 2009
BASAGLIA E LA CIVILTA'

G. Bezzuoli, Follia che guida il carro d'Amore
Franco BASAGLIA, psichiatra, promotore della Legge 180/78 che sancì la chiusura dei manicomi, regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio e determinò la creazione i servizi di igiene mentale pubblici.
A Ludovico Ariosto dobbiamo una delle più intense e ricche descrizioni letterarie della Follia: la Follia d'Amore.
Orlando, protagonista dello scritto, impavido, irreprensibile e primo cavaliere della stimata corte di Francia, nonchè nipote del grande Carlo Magno, perde il lume della ragione per una donna... Angelica.
Si deve, tuttavia, sottolineare che l'elemento scatenante della follia d'Orlando è la gelosia: egli non sopporta che la "sua" Angelica possa essere posseduta da qualcuno che non sia lui.
L'equilibrio di Orlando si spezza quando legge:
"108- Liete piante, verdi erbe, limpide acque,
spelunca opaca e di fredde ombre grata,
dove la bella Angelica che nacque
di Galafron, da molti invano amata,
spesso ne le mie braccia nuda giacque;
de la commodità che qui m'è data,
io povero Medor ricompensarvi
d'altro non posso, che d'ognor lodarvi".
Angelica, in realtà, non ha mai corrisposto Orlando e per tutta l'opera lo rifugge. Finirà con l'innamorarsi di un fante. Quel Medoro che, nella caverna, scrive - come appena citato - di aver posseduto la bella principessa del Catai.
Quella descritta da Ariosto è una follia distruttiva, è vero.
Orlando folle sradica alberi, si strappa i vestiti, urla e vaga, incapace di accettare la scelta di Angelica.
Ma, come tutte le follie, anche quella di Orlando deriva dalla rabbia... e, infatti, il saggio Ludovico, intitolò l'opera Orlando furioso.
" Pel bosco errò tutta la notte il conte;
e allo spuntar de la diurna fiamma
lo tornò il suo destin sopra la fonte
dove Medoro isculse l'epigramma.
Veder l'ingiuria sua scritta nel monte
l'accese sì, ch'in lui non restò dramma
che non fosse odio, rabbia, ira e furore;
né più indugiò, che trasse il brando fuore.
Tagliò lo scritto e 'l sasso, e sin al cielo
a volo alzar fe' le minute schegge.
Infelice quell'antro, ed ogni stelo
in cui Medoro e Angelica si legge!
Così restar quel dì, ch'ombra né gielo
a pastor mai non daran più, né a gregge:
e quella fonte, già si chiara e pura,
da cotanta ira fu poco sicura;"
Orlando Furioso, 23, 129-130
giovedì 5 febbraio 2009
FREUD E LA PSICHE

— Senza esserne consapevole. E Lei crede davvero che per questa ansiosa attesa io non abbia saputo riprodurre la paroletta aliquis?
— A me sembra fuori dubbio. Si ricordi dunque della Sua scomposizione in a-liquis e delle associazioni: reliquie, liquidazione, fluidità. E' proprio necessario che io introduca nella connessione anche san Simonino, che le venne in mente dopo le reliquie e che fu sacrificato bambino?
—E' meglio che non lo faccia. Spero che Lei non prenda sul serio questi pensieri, posto che io li abbia veramente avuti. In compenso le confesserò che la signora è italiana, in compagnia della quale ho visitato anche Napoli. Ma tutto questo non può essere un puro caso?
— Lascio giudicare a Lei se può spiegare tutte queste connessioni ricorrendo al caso. Io le posso dire, comunque, che tutti i fatti analoghi, se vorrà analizzarli, la porteranno a "casi fortuiti" altrettanto strani.
(S. Freud, Psicopatologia della vita quotidiana, in Opere, Torino, Bollati-Boringhieri, 1967, vol. VIII, pp. 64-66)
mercoledì 4 febbraio 2009
SENECA E LA VITA

Seneca - De brevitate vitae
martedì 3 febbraio 2009
PITAGORA E LA CARNE
Dopo

In più, se avete lo stomaco, guardate cosa implica, sul piano etico, l'essere carnivori... http://www.lav.it/index.php?id=178
Che avesse ragione Pitagora?
Chissà... intanto, di lui, ancora parliamo...
"Amici miei, evitate di corrompere il vostro corpo con cibi impuri; ci sono campi di frumento, mele così abbondanti da piegare i rami degli alberi, uva che riempie le vigne, erbe gustose e verdure da cuocere; ci sono il latte e il miele odoroso di timo; la terra offre una grande quantità di ricchezze, di alimenti puri, che non provocano spargimento di sangue nè morte. Solo gli animali soddisfano la loro fame con la carne, e neppure tutti: infatti cavalli, bovini e ovini si nutrono di erba".
Pitagora
lunedì 2 febbraio 2009
PLATONE - L'AMANTE E L'AMATO

(Platone, Simposio, 203b-204a, U.T.E.T., Torino, 1981, p. 124-126)
domenica 1 febbraio 2009
CORRIDA E...SESSUALITA' AMBIGUA

"A las cinco de la tarde, nel caldo umido dell’arena di Merida, Yucatan, sud est del Messico, è scomparso un bambino. La faccia ha un nome e una scheda. Michel Lagravere Peniche, detto Michelito, 11 anni, torero. Anzi Novillero, novizio della morte, serial killer di tori. I capelli pettinati da bravo bambino, è poco più alto del toro e più piccolo dei suoi undici anni, lo sfida in ginocchio, gli balla intorno, sempre più vicino, non ha pietà quando deve infilargli la lama tra gli occhi, insensibile a quello sguardo. Ha ucciso sei tori, piccoli come lui, poco più che vitelli, forse pensavano che giocasse. Morbido e disinvolto, indifeso e spavaldo, abbraccia la muleta come fosse una chica, tiene a bada la paura con la spada. Li ha visti traballare sulle gambe, schiantarsi come fulminati, li ha guardati morire, occhi negli occhi, per poi esultare come un bimbo al gol di Raul. Un macello e una danza. Il papà lo bacia sulla testa. Coreografia studiata, movimenti al millimetro. Non c'è passione, né furore. Questa è una storia di ghiaccio.
Il mondo dei grandi non conosce la pietà e lui lo abita con disinvoltura feroce e infantile. Sono anni che uccide tori, taglia orecchie, mozza code. In quasi quattromila lo hanno portato in trionfo: «Sono felice, sono stato grande». Sembra cappuccetto rosso ma è il lupo. Michelito fa il torero dalla prima elementare, ha un fratello Andresito, due anni di meno, uguale identico, «segue i corsi della scuola taurina e vive la sua passione che è quella della sua famiglia», spiega papà che si chiama come il figlio e faceva il torero pure lui. Non ha mai avuto incidenti gravi: solo una volta è inciampato e le corna del toro lo hanno sfiorato di un soffio. Si è alzato singhiozzando, uno sfregio sulla gamba, poi ha voluto finire il nemico di persona. «Chi sa fare davvero questo mestiere non ha paura». Tenero e spaventoso.
In Spagna sono banditi, in Messico eroi. Portano gente nelle arene ora che nelle arene non va più nessuno. La paura fa audience, soprattutto se c’è di mezzo un bambino, anche se c’è abbastanza sangue in giro per il mondo e bambini ammazzati. Un toro è un assassino a cinque anni, prima è solo una bestia pericolosa. Ai bambini come Michelito ne fanno sfidare al massimo uno di tre, ma per combattere a Merida c’è voluta l’autorizzazione della magistratura. Toreri bambini come Juan Pedro Galan che a nove anni, inizio anni Ottanta, era già famoso come Beckham, o Jairo Miguel, 14 anni, che fu infilzato a un polmone da Hidrocalido, 400 chili di toro, le corna a un soffio dal cuore. «Sto morendo, papà, sto morendo», ma tornò subito nell’arena, anche se gli animalisti gli gridavano assassino. In convalescenza guardava i cartoni animati. E poi Julian Lopez Escobar, detto El July, il Mozart della corrida che a sedici anni appena compiuti era già il torero più pagato della storia, trenta miliardi in un anno, lo chiamavano maestro, e che adesso a ventisei, dopo duemila tori fatti a pezzi e ottocento corride, è il boy più sexy di Spagna, spietato, bellissimo con gli occhi verdi e lo sguardo di un iceberg. Plateale, eccessivo, la prima muleta la fece volteggiare il giorno della prima comunione e la scuola non l’ha mai finita: «Non leggo, non mi interesso di politica. Ma libri e politica non sono tutta la vita. In Spagna i tori fanno parte della cultura più di tanti libri». Da Il Giornale